Gonfiore addominale: individuare le cause con esami endoscopici
La sensazione più comune che si avverte in caso di gonfiore addominale è di avere un palloncino troppo gonfio nella pancia. Questo si verifica a causa di un accumulo in eccesso dei gas intestinali, di cui il gonfiore è un sintomo evidente. A quest’ultimo spesso si associa anche la distensione addominale, che corrisponde all’aumento visibile della parte compresa tra le costole e le anche. In questo caso, il fastidio può aumentare perché si avverte anche una certa tensione della pelle.Inoltre, l’accumulo di gas di solito ha come conseguenza anche l’eruttazione, il meteorismo e la flatulenza frequenti, che il corpo mette in atto per smaltire l’aria in eccesso.
Tutti questi sono sintomi che a lungo andare influiscono negativamente sulla vita di tutti i giorni. E se persistono, è necessario procedere con esami endoscopici che ne accertino la causa.
Le cause più frequenti del gonfiore addominale
Abbiamo già visto che il gonfiore in genere è legato all’accumulo dei gas intestinali, ma perché non vengono smaltiti correttamente dal nostro corpo? E ci possono essere altri fattori che si legano a questo gonfiore? Tutto dipende dalla causa sottostante al gonfiore e di seguito vedremo insieme quelle che riscontro di più fra i miei e le mie pazienti.
Disbiosi
Una delle cause in assoluto più frequenti è lo squilibrio della flora batterica. Nel nostro intestino sono presenti moltissimi batteri “buoni” che vivono in simbiosi con noi, ostacolano la proliferazione dei patogeni, migliorano la mucosa intestinale e ci proteggono persino da molte patologie dell’area genitale. Quando, però, la microflora intestinale, soprattutto quella del colon-retto, viene alterata, può verificarsi un dismicrobismo intestinale, detto anche disbiosi intestinale. I batteri “cattivi” iniziano ad essere troppi e provocano un’irritazione dell’intestino, in particolare dei villi, i quali non riescono più ad assorbire per bene le sostanze ingerite. Oltre al gonfiore, allora, subentrano spesso la cattiva digestione e dolori addominali anche intensi.
Le cause della disbiosi possono essere diverse, ed è fondamentale capire quale fra queste ha scatenato il sintomo:
-cattiva alimentazione
-malattie infiammatorie croniche
-sindrome del colon irritabile
-celiachia
-obesità
È importante evitare di sottovalutare questo squilibrio batterico, poiché la disbiosi nel tempo può influenzare altre componenti del nostro organismo, come il sistema cardiovascolare, e attivare l’azione di ormoni neuro-entero-endocrini con conseguenti complicazioni al cuore e ai reni, ma anche con l’insorgere di malattie come il diabete. Spesso, per fortuna, è sufficiente regolare la propria alimentazione e le abitudini per raggiungere un equilibrio intestinale nuovo ed evitare questi risvolti spiacevoli.
Dispepsia o indigestione
Quando al gonfiore subentra anche un dolore alla parte superiore dell’addome, è possibile che la causa sia una dispepsia, ossia un’indigestione. In questo caso, è frequente provare un senso di sazietà troppo prolungato, dopo i pasti, anche se molto piccoli, o addirittura senza aver mangiato. A questi sintomi si possono associare anche:
-nausea
-acidità di stomaco
-reflusso
-stipsi
-diarrea
-flatulenza
-eruttazione
-vomito
Alle volte si tratta di un caso isolato e il fastidio può passare facilmente con l’aiuto di farmaci antiacidi e un cambio di abitudini, poiché ad esse sono legate le cause più frequenti, come:
-pasti troppo pesanti
-alcol
-assunzione di farmaci irritanti, come i FANS
Qualora la dispepsia fosse ricorrente, diviene indispensabile scoprire al più presto la causa sottostante, che può essere:
-malattia da reflusso gastroesofageo
-gastrite
-ulcera allo stomaco
-ulcera all’intestino tenue
-infezione da Helicobacter pylori
-ritardo dello svuotamento dello stomaco
-farmaci
- tumore dello stomaco
- tumore dell’esofago
Disturbi della cistifellea e delle vie biliari
Il gonfiore addominale prolungato può anche essere indice di un qualche disturbo alle vie biliari, ossia quei canali che trasportano la bile prodotta dal fegato alla cistifellea e poi all’intestino tenue. La bile è un liquido denso e giallognolo che aiuta la digestione, poiché rende il colesterolo, i grassi e le vitamine facili da assorbire per l’intestino. Quando i canali delle vie biliari vengono ostruiti dai cosiddetti calcoli biliari, la cistifellea può infiammarsi e si origina così la colecistite. I liquidi si accumulano nella cistifellea, che diventa più spessa provocando anche dolore addominale al lato destro, febbre, nausea, vomito e brividi.
I calcoli biliari (colelitiasi) si formano quando la bile contiene troppo colesterolo e non riesce a renderlo tutto ben liposolubile. Nel caso in cui la cistifellea ancora è sana, i sintomi dei calcoli possono essere vaghi e generici o addirittura inesistenti, ma è bene prestare attenzione ed eseguire controlli regolari in circostanze come:
-obesità
-gravidanza
-dimagrimento troppo veloce
-appartenenza al sesso femminile
-difetti congeniti al fegato
La prevenzione aiuta ad evitare complicanze come l’ittero o dolori addominali troppo intensi che potrebbero condurre alla rimozione definitiva della cistifellea, senza la quale tuttavia si può comunque vivere serenamente con qualche accortezza, poiché la bile può scorrere dal fegato direttamente verso l’intestino.
Gonfiore addominale e pancreas
Il gonfiore addominale può anche essere anche un sintomo legato a una cattiva funzionalità del pancreas, come la pancreatite acuta, per la quale si prova un forte dolore addominale, spesso accompagnato da nausea, vomito e febbre. Questo dolore può essere così acuto da provocare anche una rigidità dei muscoli addominali e in genere le cause possono risalire a:
-calcoli biliari
-abuso di alcol
-trigliceridi alti
-ereditarietà
-farmaci
-tumori benigni o maligni
Quando il dolore addominale è di lunga durata o si ripresenta più volte dopo dei periodi di stasi, allora si parla di pancreatite cronica. Questo si manifesta per lo più dopo i pasti e i sintomi vengono aggravati dall’alcol e dalle sigarette.
La sedazione è sempre necessaria?
In genere consiglio la sedazione cosciente perché permette un rilassamento più rapido e di conseguenza anche l’esame diventa più semplice e veloce. In particolare, è sempre indicata per chi prova una certa ansia nei confronti del procedimento dell’endoscopia e per coloro che hanno patologie particolari che potrebbero rendere doloroso il passaggio della sonda.
Le tipologie di sedazione sono diverse e vengono scelte sia in base alle necessità fisiche, che allo stato d’animo della persona visitata, che deve essere sempre coinvolta per raggiungere la soluzione più adatta a lei. Infatti, è possibile effettuare una sedazione cosciente per via endovenosa oppure per inalazione. La seconda opzione, ad esempio, è molto utile nel caso in cui si abbia paura degli aghi, e dà buoni risultati.
Ovviamente, la sedazione è anche una scelta personale e per tanto si può scegliere di non farla, una volta ricevute tutte le informazioni necessarie per valutare i pro e i contro. È un diritto lecito e diverse persone, anche nel mio studio, spesso scelgono di evitare i sedativi. Alcune vogliono avere una piena lucidità durante l’esame e altre desiderano tornare immediatamente a lavorare o alle loro attività, senza aspettare che finisca l’effetto del sedativo o dell’anestetico. Di frequente, le persone che hanno già effettuato più di un esame endoscopico evitano la sedazione, perché con l’abitudine si rendono conto di quanto questi esami in mani esperte in realtà non arrechino dolore.
Dopo la gastroscopia o la colonscopia si hanno fastidi?
L’anestetico spray per la gastroscopia intorpidisce la gola per un po’, circa venti minuti in genere, ma oltre a questo non ci sono fastidi dopo l’esame.
Con la colonscopia, invece, l’introduzione di aria fatta con le vecchie tecniche era ciò che creava maggiori disagi, perché poteva lasciare un certo senso di gonfiore. Usare l’acqua al posto dell’aria, come accade nel mio studio, diminuisce notevolmente questa sensazione fastidiosa e la fa passare anche con più rapidità.
Anche la sedazione arreca qualche fastidio, come sonnolenza e torpore. Perciò è necessario attendere che gli effetti siano scomparsi del tutto prima di tornare a mangiare e occorre che ci sia qualcuno che accompagni la persona visitata, perché non potrà guidare subito dopo l’esame.
Gastroscopia e colonscopia: quando sono assolutamente necessarie e quando si possono evitare
Gli esami endoscopici si possono evitare solo quando il paziente sta sperimentando i primissimi sintomi o se questi sono molto lievi. Per sapere se davvero se ne può fare a meno bisogna consultare il medico curante, che stabilirà il percorso da seguire per la diagnosi e la guarigione.
La gastroscopia e la colonscopia sono esami standard per diverse patologie e disturbi a carico del tratto digestivo; pertanto, è importante farsi coraggio ed effettuarle per raggiungere un esito certo sulla propria salute. Spesso capita, ad esempio, che qualche paziente nel mio studio tema di scoprire un tumore o qualche patologia che possa cambiare la sua vita in negativo. Senza questi esami, sarebbe impossibile scoprirlo e in realtà il più delle volte permettono di prevenire peggioramenti o di prendere la situazione in tempo.
Infatti, per il tratto intestinale non ci sono esami sostitutivi che consentono di osservare in maniera altrettanto chiara lo stato dei suoi organi interni.
Quand’è, allora che la gastroscopia o la colonscopia sono assolutamente necessarie? Ad esempio, ogni volta che:
-si ipotizza una patologia a carico del tratto digestivo alto o basso;
-i sintomi sono frequenti e compaiono più volte nel tempo;
– ci sono sintomi importanti, come sanguinamenti, dolore forte o scarsa capacità digestiva.
Se hai dei sintomi evidenti o nella tua famiglia ci sono persone con patologie al tratto digestivo, recati dal tuo medico di famiglia oppure consulta il mio studio a Sassari per ricevere le prime indicazioni verso una diagnosi precisa.
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